100 veicoli coinvolti. 3 morti per nebbia e ghiaccio
di Roberto ARDITI - SINA
Ha fatto il giro del mondo la notizia del tamponamento a catena avvenuto nel sud della Svezia il 15 gennaio scorso. Tre persone sono morte, un centinaio di veicoli sono rimasti coinvolti nell’impressionante maxitamponamento che ha avuto luogo su ben due chilometri dell’autostrada svedese E4, vicino ad Helsingborg. Diversi viaggiatori sono stati estratti dalle lamiere grazie al taglio dei loro veicoli effettuato dai vigili del fuoco. Sul piano delle lesioni, sembra che le 15 persone portate in ospedale non fossero gravi.
Sono passati solo pochi giorni, da quando un collega di SATAP aveva pubblicato, proprio su queste pagine, un articolo sul tema della nebbia. Penso tuttavia che lo sfortunato caso di attualità ci richieda di tornare sul tema e ci offra l’opportunità di una doppia riflessione. La prima riflessione interessa tutti, gli utenti del servizio ma anche gli operatori della strada. I testimoni oculari hanno riferito di strade ghiacciate e nebbia fitta, quando si è verificato l’incidente (tra le 11 e le 12 della mattina). Notizie, ben diffuse in rete, ci dicono che quel giorno le condizioni meteo di nebbia, strada ghiacciata e neve hanno comportato diversi altri incidenti nel sud e nel centro della Svezia. E’ poi triste osservare che i curiosi, che hanno rallentato e si sono distratti, hanno fatto sì che l’incidente si sia poi propagato sull’altra carreggiata.
Ironia della sorte, siamo in Svezia: non solo una nazione ben abituata al freddo e quindi ben equipaggiata per la viabilità invernale, ma anche una delle nazioni europee che, grazie a politiche di grande rigore verso i comportamenti a rischio, presenta oggi tassi di incidentalità stradale tra i più bassi nel mondo: una delle nazioni leader nell’insegnare la prudenza alla guida. Questo caso svedese, in cui la natura ha prevalso sull’uomo, mi ha portato alla mente, per associazione, quel terribile terremoto avvenuto nell’oceano Pacifico presso Tōhoku (quello di Fukushima per intenderci). Un caso in cui la Natura si è espressa con violenza inusitata, prendendosi gioco dei giapponesi, ovvero di quel grande Paese che dell’antisismica ha fatto scuola e bandiera. Nei giorni di Fukushima, avevo avuto uno scambio di messaggi con un collega giapponese che, tra le altre cose, mi scrisse “Al momento nessuno sa come andrà a finire. Noi siamo gli ingegneri che studiano la prevenzione dei disastri e vediamo che le misure prese non hanno funzionato. Dobbiamo essere più umili di fronte alla natura”.
Noi uomini giochiamo a scacchi con la Natura e non sempre vinciamo. Ovviamente … se giochiamo con imprudenza abbiamo perso di sicuro, ma anche se giochiamo bene … possiamo comunque perdere. Ha ragione il collega giapponese: dobbiamo imparare ad essere umili nelle grandi, ma anche nelle piccole scelte. Quando pensiamo di aver dominato la Natura, questa si può prendere la sua rivincita e, come lo scorpione, ci assesta un colpo di coda, colpendo come e dove più non ci aspettiamo.
Nel concreto, dopo questa digressione giapponese, che dobbiamo fare? Dobbiamo essere consci ed accettare che i nostri programmi quotidiani possano essere impediti da eventi naturali estremi. Dobbiamo quindi essere attenti alle notizie fornite dai gestori autostradali, in caso di maltempo è prudente verificare se la Protezione Civile ha emesso un’allerta meteo per il nostro territorio, oppure se ci sono disposizioni da parte della Polizia Stradale. Infine, se decidiamo di partire nonostante fanti e Santi … dobbiamo essere equipaggiati (gomme invernali, catene, ecc.), molto attenti alla guida (ci aspettano banchi di nebbia, asfalto bagnato, ecc.) e pronti ad accettare che importanti servizi pubblici possano essere interrotti, a tutela della pubblica sicurezza.
La seconda riflessione riguarda invece i meccanismi di comunicazione. Ci possiamo domandare: Perché la notizia di tre morti in un incidente stradale in Svezia fa il giro del Mondo? E perché, invece, notizie del tipo “Il bilancio del fine settimana è: 20 deceduti, 7 dei quali con meno di 30 anni d’età” finiscono nelle brevi o nella cronaca locale? Ebbene la risposta al quesito può essere trovata nella percezione che socialmente abbiamo dei rischi che ci circondano. Però non voglio che il testo che sto scrivendo diventi ancor più lungo e magari noioso. Anzi ho già scritto troppo. Quindi mi limito a dire che il caso della Svezia ci interessa, interessa alla società, quindi ai media, perché è un evento raro e perché ha un elevato potenziale catastrofico. Rimando poi agli studi dell’associazione mondiale della strada, chi vuole approfondire questo tema. Guarda i video con le notizie che riguardano l’incidente svedese:
Journal France 2 (in francese)
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