Presto una scatola nera nella nostra auto
di Bruno Dalla Chiara, Politecnico di Torino
A fine gennaio 2013, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Dipartimento per i Trasporti, la Navigazione ed i Sistemi Informativi e Statistici) di concerto con il Ministero dello sviluppo economico ha emesso un Decreto sui “Meccanismi elettronici che registrano l’attività del veicolo” che, passando attraverso l’obiettivo della sicurezza e della possibile ricostruzione degli incidenti, di fatto sembra promuovere molto l’adozione di una “scatola nera”, che è previsto divenga obbligatoria su nuovi veicoli dall’ottobre 2015; il decreto non parla di ricostruzione dell’incidente, ma punta di fatto allo stile di guida; probabilmente solo su richiesta di un perito o di una commissione d’inchiesta o del conducente si potrà ricostruire la dinamica del veicolo in caso di danno con i dati acquisiti, non comunque dell’incidente nel suo complesso. Peraltro il ”piano d’azione per l’industria automobilistica dell’UE nel 2020” (del novembre 2012) ed il decreto attuativo sui sistemi di trasporto intelligenti (del marzo 2013) citano espressamente il dispositivo “e-call” (una chiamata di emergenza dall’interno del veicolo) ponendo, di fatto, i presupposti per una scatola nera diffusa.
Guardando alla sicurezza stradale, la scatola nera, che nasce dall’integrazione di alcune tecnologie telematiche, risulta un elemento industriale abilitante per la ricerca e con sensibili ricadute nel settore; ne possono potenzialmente trarre vantaggi tutti i vari attori: la Nazione, perché riduce presumibilmente le spese per soccorso e ricovero, aumentando la sicurezza dei cittadini, il che è un compito degli Stati; gli utenti della strada, direttamente; i gestori, perché si può anche innestare un’economia su questa applicazione tecnologica a bordo veicolo, che comunica con l’infrastruttura; l’industria, perché li pensa, produce e vende. Una sintesi delle possibili implicazioni della scatola nera in termini di ricerca, industria, mercato può essere: il pagamento del pedaggio (road pricing), il sistema e-call, la ricostruzione degli incidenti, la valutazione di indicatori istantanei di rischio, la navigazione aggiornata mediante dati di traffico in tempo quasi reale, la diagnostica di bordo e dei consumi, la tele-diagnostica, la trazione ottimale dei veicoli ibridi elettrici ed a combustione interna, le funzioni di cronotachigrafo digitale, il monitoraggio remoto, veicoli sonda con raccolta eventuale di immagini, comunicazione inter-veicolare e con l’infrastruttura. Una scatola nera obbligatoria, già prevista per l’e-call dal 2015 per auto nuove – verificabile a corto raggio da Forze di Polizia mediante sistemi di comunicazione di prossimità – potrebbe peraltro permettere:
– d’impedire di metter in moto un’auto non assicurata;
– d’identificare il conducente (impronta digitale, smart card, altro) ed eventualmente bloccarlo se dotato di patente scaduta o addirittura privo;
– di ricostruire la dinamica di marcia del veicolo.
Anche oggi, in ogni caso, non deve succedere che si metta a rischio la salute e la vita di una persona, oltre ai rilevanti danni economici, con persone che si mettono alla guida prive di requisiti basilari (patente ed assicurazione) per la circolazione stradale, requisiti che un normale automobilista ha ben presente. Oggi pare riscontrarsi una mancanza di un’economia diciamo spontanea sull’ITS e tali applicazioni: l’economia nei secoli sembra inseguire le esigenze delle persone; le nuove esigenze – come accennato sopra – includono, nei trasporti: efficienza energetica, qualità degli spostamenti, sicurezza (safety e security). Oggi non sembrano avere un adeguato valore economico, se non per gli effetti negativi non trascurabili che esse generano su utenti della strada e sulle casse dello Stato attraverso la Sanità. Nel momento in cui un sistema intelligente, in grado di rilevare un’anomalia e di segnalarla ad un automobilista non informato al merito può fare evitare code, incidenti, perdite umane, comportamenti di guida pericolosi assume un valore per tali effetti che genera; la sua diffusione ed economia spontanea vanno di conseguenza; tuttavia non sono un economista.
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