Raggiunto un accordo sulla modifica della Direttiva “Cross border enforcement”
di Emanuela Stocchi – AISCAT
Lo scorso 8 ottobre a Lussemburgo, durante la sessione autunnale del Consiglio UE Trasporti, Energia e Telecomunicazioni, sotto la guida della Presidenza italiana dell’Unione europea, i Ministri hanno raggiunto un importante accordo politico sulla modifica della base giuridica della Direttiva cosiddetta “cross-border enforcement”.
Si tratta della Direttiva 2011/82/ UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale.
La Commissione europea aveva informato il Consiglio sulla propria intenzione di presentare una proposta di revisione della Direttiva, in seguito alla pronuncia della Corte di Giustizia europea circa l’esattezza della base giuridica della Direttiva. Nel maggio scorso, la Corte contestò infatti il fondamento giuridico che sta alla base della Direttiva. La Direttiva 2011/82 era stata proposta inizialmente dalla Commissione europea in base alla competenza dell’Unione in materia di sicurezza dei trasporti, pertanto sulla base dell’articolo 91 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea), mentre al momento dell’adozione della stessa, il 25 ottobre 2011, il Parlamento europeo ed il Consiglio avevano dichiarato come fondamento giuridico la competenza dell’Unione europea in materia di cooperazione di polizia, sulla base dell’articolo 87 del TFUE. In tale circostanza, la Commissione europea, ritenendo che l’atto legislativo comunitario fosse stato adottato su di una base giuridica errata, aveva fatto ricorso alla Corte di Giustizia per l’annullamento della Direttiva. La Corte ha esaminato dunque sia la finalità sia il contenuto della Direttiva, ritenendo che la finalità principale di questo atto legislativo sia senza dubbio il miglioramento della sicurezza stradale; quanto al contenuto, lo scambio di informazioni fra le autorità degli Stati membri in materia di infrazioni rappresenta, secondo la Corte, uno strumento attraverso il quale è possibile perseguire l’obiettivo del miglioramento della sicurezza stradale: tanto la finalità quanto il contenuto, dunque, si riferiscono alla sicurezza stradale e sono pertanto fondati sull’articolo 91 del TFUE. Oltretutto, in base alla sentenza della Corte, la Direttiva non ha attinenza diretta con gli obiettivi della cooperazione di polizia, che intendono perseguire una politica comune europea in materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere esterne, prevenzione della criminalità, del razzismo e della xenofobia.
La Direttiva 2011/82 è stata pertanto annullata dalla sentenza della Corte di Giustizia, che ha anche stabilito – in considerazione dell’importanza degli obiettivi di sicurezza stradale perseguiti da questo atto legislativo comunitario – la validità delle disposizioni della Direttiva vigente sino all’entrata in vigore di una nuova Direttiva in materia, a condizione però che ciò avvenga entro il maggio 2015.
Sulla base di tali premesse, il Consiglio UE Trasporti ha raggiunto un accordo politico in virtù del quale potranno essere immediatamente avviati i necessari negoziati con il Parlamento europeo per l’adozione di una nuova Direttiva su un fondamento giuridico corretto. Questa circostanza peraltro consentirà l’applicazione della Direttiva anche nel Regno Unito, in Irlanda e in Danimarca, Stati membri che – in virtù della base giuridica fondata sulla cooperazione di polizia – avevano beneficiato della clausola di opting-out, ossia della possibilità di non applicare l’atto.
Il Consiglio UE Trasporti di Lussemburgo ha in ogni modo concordato sul concedere a questi tre Stati membri due anni in più per poter conformare le loro legislazioni nazionali alle disposizioni della Direttiva. Il Ministro Lupi, che presiedeva il Consiglio UE Trasporti, ha commentato il raggiungimento di questo importante accordo politico, sottolineando che la Direttiva detta “cross-border enforcement” rappresenta un efficace strumento per migliorare la sicurezza stradale, ridurre il numero delle infrazioni al codice della strada e consentire l’applicazione di procedure più rapide per identificare coloro che hanno commesso infrazioni stradali in altri paesi della UE.
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