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Velocità ed utenti deboli della strada: un mix che richiede buon senso

di Sergio Dondolini - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Non c’è tanto da discutere quando si dice che il corpo umano non è in grado di resistere all’impatto con un veicolo ad una velocità anche di 30-50 km/h che siamo (erroneamente) portati a pensare come modesta. Gli utenti deboli della strada (pedoni e due ruote) comportano ben più della metà di tutti gli incidenti mortali. Il controllo della velocità è uno dei pilastri dell’approccio di sistema alla sicurezza stradale. Nel seguito, una scheda che richiama le diverse problematiche approfondite nello spot:
Potenziali effetti: L’indice di mortalità dei pedoni è quattro volte superiore a quello degli occupanti le autovetture 2,75 contro 0,67, Istat, 2014). Per motociclisti e ciclisti è più che doppio (1,69 e 1,41).
Gli effetti prodotti dall’utilizzo di dispositivi per il rilevamento delle velocità su strada (speed camera), variano a seconda della tipologia del dispositivo usato.
I sistemi di controllo delle velocità puntuali basati su postazione fissa e visibile all’utente, portano a una riduzione dell’incidentalità di circa il 24%. Il sistema di controllo delle velocità medie ha permesso, nei primi 12 mesi di funzionamento, di registrare riduzioni della velocità media di circa il 15% e della velocità massima di circa il 25%.
Indicazioni del Codice della strada (art. 141 – 142): La violazione dei limiti di velocità, oltre ad essere sanzionata con ammende pecuniarie, determina anche una decurtazione dai 3 ai 10 punti dei punti patente. L’approvazione della legge sul reato di Omicidio stradale ha introdotto pesanti sanzioni soprattutto per chi guida in stato di ebbrezza grave, con elevato tasso alcolemico, sotto effetto di droghe e per condotte di particolare pericolosità: si rischia fino a 18 anni di carcere se a morire è più di una persona.
Leggi la scheda del MIT su velocità e utenti deboli della strada e guarda il video su Fabio (1973 – 2016) e Dario (1990 – 2016) facendo click sull’immagine.

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Cinque spot sulle principali cause di incidenti mortali dovuti ai comportamenti sulla strada: cinture anteriori e posteriori non allacciate, uso del telefonino alla guida, velocità e mancanza di attenzione agli altri utenti della strada, mancato uso del seggiolino per bambini, mancato uso delle luci in bicicletta. Dal 22 marzo 2016 è partita “Sulla buona strada” (#sullabuonastrada) la nuova campagna di comunicazione e sensibilizzazione sulla sicurezza stradale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e della Presidenza del Consiglio dei Ministri rivolta a tutti gli utenti della strada. L’obiettivo è quello di mantenere alto il livello di attenzione, aumentando al contempo l’informazione diretta all’opinione pubblica sui rischi connessi all’uso dei veicoli e sull’importanza del rispetto delle norme del Codice della strada.
Infatti, i dati Istat relativi al primo semestre del 2015 indicano una inversione del trend di diminuzione della mortalità in atto dal 2001 con un aumento dell’ 1,0 % del numero delle vittime, mentre confermano una diminuzione degli incidenti (-2,9%) e dei feriti (-3,8%). In particolare, fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni l’incidente stradale è la principale causa di morte.
L’incremento del numero delle vittime, che si riscontra anche in altri Paesi europei come Francia, Germania e Gran Bretagna, vede allontanarsi l’obiettivo europeo di dimezzare il numero delle vittime per incidente nel 2020 rispetto al 2010.
“Tornare indietro è impossibile: resta sulla buona strada” è il claim utilizzato da “Sulla buona strada” 2016. Protagoniste sei persone diverse per cinque cause diverse che provocano incidenti mortali. L’obiettivo è quello di trasmettere un messaggio semplice ed efficace: la sicurezza sulla strada è responsabilità di ciascuno di noi. E ogni singolo, attraverso il proprio comportamento, è coinvolto e chiamato in causa personalmente.
Per questo ogni protagonista della campagna con le proprie passioni, desideri e aspettative racconta come un comportamento sbagliato, dovuto alla distrazione o al mancato rispetto del Codice della strada, abbia influito per sempre sulla sua vita o se quella degli altri.
Un’attenzione particolare è rivolta ai giovani attraverso il web e i social network: in particolare Twitter (dove ogni tweet tematico riporta l’hashtag #sullabuonastrada) e Facebook dove, per l’occasione del lancio della campagna, il MIT ha aperto una pagina dedicata (facebook.com/mit.gov.it).

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