Nonna con il bimbo in braccio scontra guidatore ubriaco
di Giorgio Prunotto - ATIVA
Nessun bambino deve morire sulla strada entro il 2020: questo è l’ambizioso obiettivo che le autorità italiane si sono date per incrementare il livello di sicurezza stradale e garantire che rimanga in linea con gli obiettivi europei.
È tuttavia da osservare che, mentre c’è un costante impegno da parte degli operatori del settore e di buona parte della popolazione per conseguire questo risultato, sono ancora troppe le persone che, con i loro cattivi comportamenti, vanificano tali sforzi.
Un esempio paradigmatico è avvenuto nella notte del 28 maggio 2016 sulla Tangenziale di Torino. Un autista ubriaco ha tamponato la Fiat Panda su cui viaggiavano una coppia di nonni con il loro nipotino di 7 mesi.
In assenza di seggiolino a bordo, la nonna sul sedile posteriore, teneva in braccio il piccolo: come se quell’abbraccio potesse proteggerlo adeguatamente in caso di incidente, quando la realtà è all’opposto: la stessa nonna diventa un pericolo rilevante per il piccolo.
Purtroppo il tamponamento ha avuto, per la nonna e soprattutto per il bambino, conseguenze molto gravi, anche se, ad oggi, non fatali; sebbene non siano stati sbalzati fuori dall’abitacolo (fatto abbastanza frequente in queste condizioni), il mancato uso dei corretti dispositivi di ritenuta ha avuto conseguenze irreversibili per il loro futuro.
In questo incidente, le negligenze appaiono molteplici da parte di tutti i soggetti coinvolti: un autista è risultato ubriaco e guidava con accanto la moglie incinta; l’altra auto con a bordo il piccolo non aveva nessun dispositivo di ritenuta adeguato per il suo trasporto come previsto invece dalla normativa.
L’incoscienza del conducente è stata tale da non aver nemmeno cura delle persone a lui più care e a non pensare quali conseguenze, per loro o per gli altri, la sua guida in stato alterato avrebbe potuto provocare.
Troppe volte assistiamo a bambini tenuti in braccio che diventano, anche in caso di urti a bassa velocità, “airbag” per chi li sorregge o proiettili all’interno o esterno dell’abitacolo.
A morire in strada ogni anno in Italia sono più di 60 bambini, metà di loro a bordo di un veicolo.
Troppi genitori cedono ai capricci pensando che il procedere ad una velocità ritenuta bassa e avendo un tragitto breve da percorrere li renderà immuni da qualsiasi fatalità, dimenticando che ci vogliono 9 mesi per mettere al mondo una vita ma basta un solo attimo per distruggerla.
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