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La sicurezza stradale verso nuove soluzioni: politiche e opportunità con le nuove tecnologie – Roma, 29 settembre 2016

di Domenico Crocco - ANAS

Le strade sono indispensabili: collegano il mondo, consentono gli scambi, trasportano il cibo e l’energia per la vita. Ma le strade possono anche toglierla, la vita. Nel mondo, le persone scomparse a causa di incidenti sulla strada sono annualmente 1,2 milioni, di cui 260mila bambini. Grazie alle nuove tecnologie ed alle campagne di prevenzione, i decessi si sono ridotti, drasticamente, a circa 26mila nell’Unione europea e a 3.149 in Italia dove le strade sono sempre più sicure. Con una media di 56 morti per ogni milione di abitanti, il nostro Paese risulta al 14° posto nella graduatoria europea. Dal 2001 ad oggi il numero delle vittime della strada si è ridotto in Italia del 52 %. È un numero destinato a scendere ulteriormente grazie alle strade più sicure e ai veicoli sempre più intelligenti. Ma per vincere la sfida della sicurezza stradale occorre prevenire, reprimere i comportamenti sbagliati e investire sempre più sulla ricerca tecnologica: gli orientamenti internazionali più diffusi tendono, infatti, a puntare sulle tecnologie in grado di evitare l’incidente e le sue conseguenze anche al di là del pur auspicabile corretto comportamento umano. Fondamentale è inoltre confrontarsi con le migliori esperienze degli altri Paesi del mondo nel settore della sicurezza sulle strade.

655 CROCCO AIPCR 29 SETTEMBRE ROMA

È quanto si farà a Roma nel corso del primo meeting mondiale sulle Nuove tecnologie al servizio della sicurezza stradale, organizzato per il prossimo 29 settembre nell’Auditorium di via Rieti da ANAS e dalla Associazione mondiale della strada (World Road Association) che comprende, oltre all’Italia, altri 121 Paesi e di cui ANAS è tra i principali soci. Il meeting, che vedrà la partecipazione dei massimi esperti sulla sicurezza sia Italiani che internazionali, sarà aperto dall’intervento dei Ministri Graziano Delrio (Infrastrutture e Trasporti) e Stefania Giannini (Istruzione, Università e Ricerca) e da una ampia relazione introduttiva del presidente e AD di ANAS Gianni Armani, che è anche presidente per l’Italia dell’Associazione mondiale della strada. Sarà un’occasione per condividere quanto di meglio si è fatto in Italia e nel mondo per ridurre morti e incidenti sulle strade. Dalle statistiche risulta che il continente con le strade più sicure è l’Europa, dove il numero di morti dal 2001 ad oggi è più che dimezzato. Il Paese con le strade più sicure del mondo è la Svezia: qui il numero dei morti è calato a 264 l’anno, crollando di quattro quinti rispetto al 1970, nonostante da allora il parco macchine sia raddoppiato. Il Paese più pericoloso al mondo è invece la Repubblica domenicana dove ogni anno, su 100mila automobilisti, 40 non rientrano a casa.
Alcuni mesi fa una delegazione di funzionari del traffico di New York è atterrata a Stoccolma per capire i segreti del successo scandinavo, che si deve alle politiche ed ai programmi mirati. Hanno scoperto che in Svezia la costruzione di nuove strade privilegia la sicurezza alla velocità. In tutti i centri urbani sono stati adottati severi limiti di velocità che vengono fatti rispettare. Sono aumentate le zone pedonali. Particolare attenzione è stata riservata a pedoni e ciclisti: sono stati costruiti 12.600 passaggi di sicurezza. Sono state imposte forti restrizioni al consumo di alcolici, aumenti delle pene pecuniarie ed un più facile ritiro della patente.
Nel panorama mondiale l’Italia è sulla “buona strada”. Ma si può fare ancora tanto. Va considerato positivamente l’impegno dei concessionari autostradali sulla manutenzione ed il grande piano Anas per mettere in sicurezza gallerie, ponti e viadotti. Nel Sud, che dai dati Istat risulta più virtuoso del Nord alla guida, il sempre più vicino completamento della nuova Salerno Reggio Calabria, previsto prima del prossimo Natale, e l’impegno per l’ammodernamento e potenziamento della Jonica, già battezzata “statale della morte”, sono buone notizie.  È importante anche che la World Road Association abbia affidato ad un italiano, Roberto Arditi (SINA), il coordinamento mondiale della sicurezza stradale. Così come è una buona notizia sapere che è italiano il gruppo di ricerca che ha realizzato alcune delle pietre miliari nel settore della guida dell’auto senza conducente, dalla ‘MilleMiglia in Automatico’ del 1998, al primo viaggio intercontinentale Parma-Shanghai con veicoli automatici ed elettrici nel 2010. Dapprima come Università di Parma, poi come spinoff accademico, ed ora insieme ad una multinazionale americana della Silicon Valley, il VisLab, diretto da Alberto Broggi, sta cercando di segnare la storia della guida automatica a livello mondiale. “Altri Paesi – dice Broggi- hanno già definito regole chiare per la sperimentazione: soprattutto nel campo high-tech le sfide sono ormai globali e il nostro Paese non deve perdere questa grande occasione”. Intanto Fiat Chrysler e Google hanno di recente annunciato l’accordo per sviluppare insieme la guida autonoma.
La capacità dei veicoli di guidarsi da soli in completa sicurezza modificherà infatti radicalmente il nostro stile di vita e avrà un impatto importantissimo sulla sicurezza stradale: secondo alcune previsioni scientifiche potrebbe addirittura evitare il 90% degli incidenti. Anche se i mass media ne parlano solo da qualche anno, in Italia stiamo sviluppando le tecnologie abilitanti per la guida automatica da più di 20 anni. Una regolazione statale di questo fenomeno favorirebbe lo sviluppo del settore high-tech italiano, e contemporaneamente aumenterebbe l’attrazione di aziende estere che troverebbero nel nostro Paese la possibilità di implementare queste nuove tecnologie, facilitandone quindi l’integrazione futura in Italia.
Fondamentale sarà anche la diffusione di sistemi telematici in grado di rilevare l’inosservanza delle norme di circolazione.
Non bastano infatti le norme, da sole, a produrre comportamenti virtuosi. Basta vedere il numero dei pedoni ammazzati anche in Italia sulle strisce pedonali per capire che ancora in troppi vivono le regole come flessibili. Basta vedere la quantità di persone che, soprattutto in certe aree dell’Italia, non usa il casco e le cinture di sicurezza per rendersi conto del diffuso senso di impunità. Nonostante sia stato calcolato che l’uso corretto di questi dispositivi potrebbe ridurre del 70% le possibilità di conseguenze gravi in caso d’incidente. Ecco perché oltre alle buone norme e alla prevenzione occorre la repressione inflessibile dei comportamenti scorretti. Ed anche su questa via, le nuove tecnologie, possono aiutare.
Il meeting mondiale sarà anche l’occasione per premiare i migliori video sulla sicurezza stradale, inviati dagli studenti delle scuole secondarie superiori nell’ambito del concorso organizzato da ANAS e Associazione mondiale della strada con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione. Alcuni giovani hanno poi dimostrato qualità cinematografiche veramente sorprendenti. I video (presenti anche a partire da questo articolo) sono originali e particolarmente convincenti contro la guida distratta (da cui dipende il 30% degli incidenti) ed alterata. ANAS ha voluto puntare sugli studenti delle superiori proprio considerando che gli incidenti stradali, secondo le statistiche più recenti, sono la prima causa di morte per i giovani e i giovanissimi.

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