Distrazione alla guida ed arroganza … ecco i dolori per il mago della Marvel
di Roberto Arditi - SINA
“Dottor Strange” è un buon esempio di quello che il pubblico si attende dai film della Marvel. È spiritoso, ricco di effetti speciali, racconta terribili battaglie tra il bene e il male, battaglie che sono vinte, immancabilmente per un soffio, dal bene. Altra caratteristica tipica è che la vittoria non porta mai i vincitori sugli allori. Questi diventano invece degli sconfitti, dilaniati dalle tristezze della propria umanità.
Dal punto di vista di Autostradafacendo è interessante osservare come nel film sia proprio un incidente stradale a sconfiggere il personaggio socialmente vincente. In realtà egli è sconfitto dalla propria arroganza e dalla superficialità alla guida che lo portano all’invalidità, al dolore, alla sconfitta umana e a una successiva ricerca mistica verso il riscatto.
Sotto questo profilo, il film non è solo intrattenimento, ma può indurci a riflettere su ciò che significa vivere con una disabilità.
Seguendo il collegamento, si può vedere il trailer “Dottor Strange – Il tuo ego smisurato” e, nel seguito, riportiamo una piccola sintesi della trama, per la parte di nostro interesse.
L’affermazione del neurochirurgo Stephen Strange è intimamente legata a ciò che il suo corpo è in grado di fare: elevatissimo è il controllo delle mani richiesto al neurochirurgo, per operare con precisione millimetrica. Il successo diventa arroganza che a sua volta diviene superficialità e distrazione, tanto che doctor Strange guida ad alta velocità su una strada tortuosa e bagnata mentre esamina i raggi X di un caso “sufficientemente complicato per interessarlo”.
L’incidente stradale è inevitabile e diventa lui stesso paziente di un neurochirurgo: la vita è salva ma la mobilità delle mani è seriamente compromessa così come la sua carriera che finisce miseramente.
La ricerca di una cura miracolosa lo porta conoscere l’Antico, un santone tibetano che lo inizia al percorso della fantasia e della magia.
Inaspettatamente toccante un momento finale del film, in cui Strange contempla le proprie cicatrici e le mani ancora tremanti, dal momento che lui ha scelto di non usare la magia per guarire. In una cultura dominante che ha fatto della perfezione fisica il sinonimo di felicità e realizzazione, è cosa interessante vedere uno Strange che sceglie di vivere con i perni nelle mani e con l’orologio dal vetro crepato che diventa un bene prezioso.
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