Le prove d’urto al vero: il “vero” esame di una barriera di sicurezza
di Claudio Ardemagni - SINA
Le prove d’urto al “vero” di una barriera di sicurezza costituiscono, è il caso di dirlo, il “vero” esame di una barriera di sicurezza.
Il percorso per giungere ad esse ed avere così la certezza della bontà del lavoro svolto, è un percorso complesso, fatto di studi approfonditi e verifiche via via sempre più sofisticate, non mancando le battute d’arresto, i ripensamenti, gli aggiustamenti per concepire il giusto prodotto che garantisca il risultato prefissato. Lo studio si basa sull’esperienza acquisita e su molteplici dati ed informazioni relativi ai componenti della barriera, raccolti attraverso prove specifiche di laboratorio su di essi per stabilirne le caratteristiche di resistenza meccanica.
Il disegno della barriera, che deve anche possedere connotati estetici ed architettonici, coerenti con le prestazioni desiderate e con le funzionalità del dispositivo, ma anche con il rapporto prestazioni/costo e l’ottimale inserimento nel territorio e nel paesaggio, è un momento chiave del progetto.
Altrettanto rilevante è la fase di valutazione della dinamica dell’urto che viene eseguita preventivamente alla prova al “vero”, attraverso moderni e oggi sempre più sofisticati programmi di simulazione numerica o meccanica computazionale, capaci, tramite il calcolo a computer, di verificare il comportamento del sistema, simulando l’urto nelle condizione previste dalle vigenti norme in materia.
Oggi le norme sono ormai codificate a livello europeo, attraverso la serie delle ISO EN 1317-1,2,3, 4 e 5, e le prestazioni delle barriere sono rigorosamente definite in tale ambito.
La messa a punto del sistema può richiedere vari step di simulazioni, anche modificando il disegno e/o le caratteristiche meccaniche dei componenti, ma oggi esse hanno raggiunto un livello di approfondimento, affidabilità e velocità di applicazione che i tempi e i costi per giungere alla definizione del prodotto possono dirsi veramente accorciati rispetto all’epoca in cui occorreva necessariamente fare (e, spesso, rifare più volte) le prove d’urto al vero, assai più costose delle simulazioni, per approdare al risultato voluto.
Ma il “vero” esame della barriera, l’abbiamo già detto, sono proprio le prove al “vero” di certificazione di esse.
Le prove si eseguono presso Laboratori o Campi prove specializzati e abilitati allo scopo secondo la norma ISO 17025 e sono normalmente costituite da una prova con vettura da 900kg, angolo d’urto di 20° e velocità di 100km/h (prova TB11), atta a verificare il livello di sicurezza della barriera nei confronti del passeggero.
Durante questa prova, tramite speciali rilevatori vengono misurati i parametri di accelerazione normalizzati (ASI, PHD, THIV), che consentono di stabilire, appunto, quanto la barriera sia sicura per il passeggero, attraverso il confronto dei loro valori misurati con quelli limite, prescritti dalla norma.
Superata così tale prova, la seconda viene eseguita con un cosiddetto mezzo pesante che, a seconda del livello o classe della barriera, può essere un autobus da 12 ton (prova TB51), un camion da 16 ton (prova TB61), un autoarticolato da 38 ton (TB81, la massima e più difficile condizione di prova).
Il superamento delle prove con il mezzo pesante consente di classificare le barriere a quel livello corrispondente al mezzo impiegato (H2 per la prova TB51, H3 per la prova TB61, H4b per la prova TB81) e di verificarla secondo quanto richiesto dalla Norma che definisce le modalità di marcatura CE del prodotto.
Le prove con i mezzi pesanti, in particolare quella massima prevista dalla Norma, ossia la prova TB81 (con autoarticolato da 38 ton lanciato a 65 km/h, con un angolo d’urto di 20°, contro la barriera) sono dei “veri” e “propri” momenti di emozione.
In pochi secondi si consuma un evento pensato, progettato, costruito passo dopo passo, con grande impegno e in quei pochi secondi tutto quello che si è profuso in idee e progetti, può trovare il suo compimento nel risultato voluto oppure essere infranto da un risultato negativo.
L’emozione di quel momento è sempre intensa e non priva di tensione. Il raggiungimento dell’obbiettivo di partenza, che è il risultato di un accurato lavoro di equipe, è quindi sempre motivo di grande soddisfazione e stimolo per il proseguimento della ricerca che ha un solo “vero” obbiettivo: la sicurezza.
SINA, da quaranta anni, è leader in questo settore e continua ad investire con grande profusione di risorse e mezzi, nella ricerca per la sicurezza, anche attraverso la creazione di una apposita Società, la LIRA S.r.l., partecipata dal Politecnico di Milano, appositamente dedicata a questo settore di studio e sviluppo sperimentale. Questo percorso ultradecennale ha consentito oggi di giungere a risultati di eccellenza nel progetto di barriere e sistemi di sicurezza aventi prestazioni sempre più elevate in linea con i nuovi standard europei, che hanno trovato ampia applicazione sulle nostre reti autostradali, atti a garantire sempre più elevati livelli di sicurezza e caratteristiche di applicabilità sempre più “semplici” e “affidabili” in termini di esercizio e manutenzione, orientandosi alla realizzazione di famiglie di barriere di uguali componenti che, combinati opportunamente, creano barriere di classi differenti (H2, H3, H4).
Recenti ambiti di ricerca sono quelli relativi allo sviluppo di sistemi di vincolo dei paletti delle barriere al cordolo di viadotti tramite bulloni cosiddetti “fusibili”, a rottura predeterminata, che consentono di contenere gli sforzi trasmessi alle strutture durante l’urto e gli studi sperimentali sul comportamento di paletti infissi in terreni di diversa natura o su cordolo, attraverso l’utilizzo di una speciale attrezzatura mobile di prova, denominata MARTE (MAcchina per Rilievo delle caratteristiche dei TErreni) realizzata e brevettata da L.I.R.A. S.r.l..
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